Ricarica privata dell’auto elettrica

Ricarica privata dell’auto elettrica

Ricarica privata? La casa costituisce solitamente il punto di ricarica principale per un’auto elettrica. Scopri cosa occorre per ricaricare l’auto elettrica dalla propria abitazione e quali sono le scelte più convenienti da fare.


È possibile ricaricare l’auto elettrica a casa?

Si. Per la maggior parte dei proprietari di veicoli elettrici la casa è il punto di ricarica principale. Basta installare una piccola stazione di ricarica a muro chiamate “Wall box” o “home-station”. In alternativa dotarsi di opportuni sistemi di alimentazione che consentono di ricaricare la propria auto elettrica dalle normali prese di corrente domestiche e industriali.

Il 75% delle auto europee percorre meno di 50 km al giorno. Le ore che generalmente passano in sosta sono più che sufficienti a ricaricare la batteria anche in modalità lenta. Inoltre le moderne batterie al litiobeneficiano di piccole ricariche parziali, per cui chi ha un’auto elettrica è abituato a ricaricare ogni volta che parcheggia. E’ quindi sufficiente in molti casi mantenere la potenza standard dell’ambito domestico di 3 kWper avere ogni mattina la batteria completamente carica.

Devo rivolgermi al gestore di rete per qualche autorizzazione?

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Non è necessario installare un nuovo contatore

No. Comprare un’auto elettrica non è per tanti aspetti diverso da comprare un nuovo elettrodomestico non è quindi necessaria una contabilizzazione separata. Inoltre non è necessaria alcuna autorizzazione o permesso per ricaricare l’auto in casa dalla propria utenza elenza.

Leggi anche ” Servizio di maggior tutela per la luce – Cos’è?

Devo richiedere un nuovo contatore?

No non è necessario e nemmeno conveniente. La riforma della tariffa domestica in corso di attuazione sta eliminando gradualmente la progressività delle componenti tariffarie e riducendo le spese legate ad aumenti di potenza del contatore. Questo rende più conveniente ricaricare l’auto dalla propria utenza domestica che da un contatore separato. Il Contatore separato infatti ha dei canoni fissi di fornitura oltre al costo dei consumi.

Per quanto riguarda i contatori dedicati alla ricarica, si tenga conto che negli anni passati l’Autorità (delibera AEEG ARG/elt 56/10) aveva consentito la predisposizione di nuovi punti di fornitura (contatori dedicati) nell’ambito dello stesso contratto adibiti alla ricarica delle auto elettriche e alle pompe di calore da assoggettare alle tariffe “altri usi” invece che “domestiche”.
La regolazione puntava così ad evitare che le pompe di calore e le auto elettriche risultassero poco convenienti a causa degli accresciuti consumi elettrici e del conseguente incremento delle tariffe (progressive) applicate in ambito domestico. Tuttavia tale disposizione è da considerare ormai come superata dalla riforma della tariffa domestica.

A seguire si mettono a confronto la spesa per l’energia elettrica in due diversi scenari di ricarica del veicolo elettrico caratterizzati da uguali consumi:

Ricarica dal contatore domestico

Considerando un 4,5 kW con consumi totali di 4500 kWh di cui 1500 kWh riconducibili alle ricariche del veicolo elettrico

Ricarica da contatore separato:

Considerando un 3kW domestico con 3000 kWh di consumi e un altro contatore di 3 kW “altri usi” con 1500 kWh dovuti alle ricariche del veicolo elettrico.

Tutto sulle auto elettricheLeggi il nostro articolo Auto elettrica: Tutto ciò che devi sapere .

Il grafico a seguire mostra come sia più conveniente non raddoppiare le utenze nel caso di ricarica del veicolo. Questo per evitare di incorrere nei maggiori costi riconducibili alla parte fissa non a consumo.

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Spese ricarica contatore unico vs contatore separato

Quanto consuma ricaricare un’auto elettrica?

Il consumo medio indicativo di un’auto elettrica è pari a 150 Wh/km. È variabile da di 120 Wh/km per le city car guidate in autonomia a 200 Wh/km per le auto grandi guidate in maniera più sportiva. Sulla base dei chilometri annui percorsi ci si può attendere un incremento dei consumi elettrici domestici pari a:

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Consumi elettrici minimi e massimi per le diverse percorrenze annue

Quanto costa ricaricare l’auto elettrica da casa o dal box?

I costi per la ricarica privata del veicolo elettrico dipendono dai consumi prima descritti e dal contratto di fornitura dell’energia elettrica. Da quest’ultimo dipende il prezzo della corrente prelevata per la ricarica. Il prezzo della corrente elettrica è la somma del prezzo della materia energia negoziabile sul mercato (confronta le tue bollette) e delle tariffe regolate (servizi di rete, oneri di sistema, tasse).

Le utenze elettriche per fare la ricarica privata possono ricadere in due diverse tipologie:

  • utenza domestica: nel caso si possieda un posto auto adiacente alla propria abitazione collegato/collegabile al proprio impianto elettrico domestico
  • utenza altri usi: se il posto-auto è distante dall’abitazione e quindi non collegabile al proprio impianto domestico, ma a un contatore di terzi.
    (Es. box auto in autorimessa, pertinenze condominiali etc.).

L’aumento della spesa elettrica che si avrebbe per la ricarica privata dell’auto elettrica nelle principali casistiche sono sintetizzati nel seguente grafico. Per confronto sono riportati anche i costi che si sosterrebbero con i carburanti convenzionali:

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Spesa per la ricarica elettrica vs carburanti per diverse tipologie di utenze

Note metodologiche: Le tariffe con cui si è calcolata la spesa elettrica di ricarica fanno riferimento alla maggior tutela I° trimestre 2017. Gli incrementi dei costi fissi di fornitura assumendo che il contratto di fornitura elettrica sia preesistente e identico a quello prima dell’utilizzo del mezzo elettrico. Per i consumi elettrici si è fatto riferimento alla Nissan Leaf. Per gasolio e benzina alla Fiat Punto e per i prezzi dei carburanti ai valori medi di Gen 2017 (Benzina 1,55€/l Gasolio 1,40€/l).

Esistono delle tariffe speciali (es. tariffe flat) per la ricarica privata del veicolo elettrico?

Ad oggi, forse in virtù della riforma tariffaria che ha agevolato l’utilizzo delle auto elettriche, non sono presenti sul mercato delle offerte dedicate esclusivamente alla ricarica privata dei veicoli elettrici (es. tariffe flat con ricariche illimitate o a pacchetti di kWh). Nel passato Enel ha proposto la tariffa flat “Enel tutto compreso”. 80€/mese comprensiva di noleggio della wallbox e ricarica illimitata sia da casa (3KW max) che da colonnine pubbliche.

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Per il momento non esistono ancora tariffe dedicate

Questa offerta risulta interessante solo nei casi di percorrenze annue elevate (>25.000km) altrimenti si risparmia di più pagando l’elettricità a consumo nei tradizionali contratti elettrici (domestici ed altri usi illustrati in precedenza). Questi contatti flat sebbene non più stipulabili da novembre 2016 rimangono in vigore sino alla scadenza (durata 36 mesi).
Tuttavia è importante sfruttare la varietà di offerte presenti sul mercato libero per trovare quella che più si addice alla ricarica del veicolo elettrico.

Mi conviene il mercato libero o la maggior tutela per la ricarica privata del veicolo?

Cogliere le opportunità legate alle offerte luce presenti nel mercato libero presenta maggiori vantaggi nel caso si ha un’auto elettrica per almeno due ragioni:

  • La componente prezzo materia prima energia (quella negoziabile sul mercato libero) ha una maggiore incidenza sulla spesa elettrica in caso di elevati consumi. Di conseguenza i risparmi aumentano per consumi elevati quali quelli di una famiglia che fa il pieno di elettricità da casa. (sui 5000 kWh i risparmi delle migliori offerte del mercato libero rispetto alla maggior tutela sono di oltre 100€/anno)
  • Nel mercato libero esistono offerte biorarie con differenze di prezzo maggiori nelle fasce orarie rispetto alla maggior tutela. Queste consentono maggiori risparmi tenuto conto che la maggior parte degli utenti ricarica il veicolo nelle ore notturne

Devo richiedere un incremento di potenza? Quale livello di potenza scegliere e come influisce sulle modalità e i tempi di ricarica?

Non necessariamente.
Con la potenza disponibile normalmente in ambito domestico (3kW) si ricaricano circa 16 km in un’ora. Una ricarica completa della batteria, invece, avviene in circa 10 ore. Quindi per la maggioranza delle persone che percorrono meno di 150 km al giorno e hanno un posto auto alimentabile con corrente derivante dal contatore domestico è possibile sfruttare le ore notturne. Per chi invece ha un box,con un’utenza elettrica separata da quella domestica sarà sufficiente disporre di una potenza standard di 3 kW.

E’ importante comunque far presente che durante la ricarica domestica dell’auto con un 3kW è precluso l’utilizzo contemporaneo di molti elettrodomestici energivori quali forno, scaldabagno elettrico etc. a causa dei distacchi di corrente che ne potrebbero derivare. Quindi qualora si voglia avere una maggiore rapidità e flessibilità nelle operazioni di ricarica è possibile richiedere un aumento di potenza.

Per scegliere il livello di potenza ottimale è bene tener conto dei seguenti aspetti:

  • è possibile valutare l’incremento di potenza ad uno dei seguenti livelli di potenza 3-4,5-6-10 kW che diverranno dal 1 gennaio 2018 con la piena attuazione della riforma della tariffa domestica più “personalizzabili” con i seguenti nuovi livelli: 1,5-2-2,5-3-3,5-4-4,5-5-6-7-8-9-10 kW
  • la potenza con cui avviene la ricarica da cui dipendono i tempi di ricarica è pari alla minima tra la potenza disponibile alla presa e quella accettata dal ricaricatore presente nell’auto. La potenza max accetta dalle auto in commercio in AC è nella maggior parte dei casi di 3,7 kW 7,4 kW.
    Quindi nel 3,7kW è inutile richiedere livelli di potenza troppo elevati che non si riuscirebbero comunque a sfruttare.
  • Alcuni sistemi di ricarica sono dotati di regolatori di corrente che consentono di preinpostare la potenza impegnata dalla ricarica del veicolo. Questo consente quindi di pianificare anche la potenza residua lasciata agli altri elettrodomestici di casa.
    Tuttavia ad oggi non risultano ancora sul mercato sistemi di ricarica in grado di modulare automaticamente la potenza di ricarica dell’auto sulla base della potenza residua disponibile.
  • La potenza dell’utenza deve consentire sulla base delle ore di sosta a disposizione di ricaricare di un sufficiente quantitativo di km di autonomia necessarie per le percorrenze del giorno seguente a tal proposito può essere utile la seguente tabella:
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Spesa per la ricarica elettrica vs carburanti per diverse tipologie di utenze

(*) solo alcuni modelli di auto sono predisposte per ricariche > di 3,7 kW che velocizzano molto i tempi di ricarica

Come fare e quanto costa richiedere un incremento di potenza?

Un aumento di potenza richiede alcune semplice pratiche amministrative e costi gestite in maniera abbastanza agevole da tutti i fornitori.
La riforma della tariffa domestica ha inoltre ridotto notevolmente gli incrementi tariffari si applicavano in precedenza alle utenze con potenza al di sopra dei 3 kW.
Le variazioni di spesa annua tra una potenza e l’altro per un cliente tipo che ricarica un’auto elettrica a casa (4500 kWh/anno) sono dell’ordine:

4,5 kW vs 3 kW+ 37 €/anno (*)
6 kW vs 4,5 kW+ 36 €/anno (**)
10 kW vs 6 kW+ 95 €/anno (**)

(*) la differenza di spesa elettrica varia sulla base dei consumi da 37€/anno a 100€/anno
(**) la differenza di spesa elettrica non varia sulla base

Cosa devo installare sull’impianto elettrico e di che attrezzatura devo disporre per ricaricare l’auto da casa?

La ricarica privata elettrica dell’auto può avvenire in diverse modalità a seconda delle prese e dei sistemi di alimentazione per la ricarica di cui si dispone. Tutto l’equipaggiamento per la ricarica può essere acquistato sia dalle case automobilistiche, sia dai gestori di rete, ma anche da aziende specializzate nel realizzare sistemi di ricarica per la mobilità elettrica.

Per il punto di ricarica domestico si può ricorrere ad una delle seguenti configurazioni

Ricarica da Wall box Modo 3


Consiste nell’installare una stazione di ricarica domestica a muro (Wall box/home station) che garantisce massima sicurezza nel processo di ricarica e comodità per le operazioni di ricarica quotidiana. La wall box è già munita di cavo e connettore (700€) oppure di presa dedicata (600€). In aggiungo è possibile connettersi con connettore asportabile (300€) utilizzabile anche per la ricarica pubblica. È importante scegliere al meglio la potenza della wallbox che è in genere un compromesso tra la potenza dell’utenza elettrica e la potenza accettata dal veicolo.

Ricarica da presa convenzionale Modo 2 


E’ necessario munirsi di un cavo di ricarica “Modo 2” che consente di connettere la propria auto a prese elettriche convenzionali (domestiche e industriali) disponendo di un opportuno sistema di protezione. Alcune case madri forniscono questo tipo di cavo in dotazione con il veicolo.
Nel caso di acquisto il prezzo varia dai 250€ per gli apparecchi che accettano livelli di corrente fissi pari a 10A (2,3 kW) a 550€. Nel caso di corrente regolabile da 6 a 32A (1,4-22 kW) che consente una maggiore flessibilità di impiego e di ricaricare più velocemente quando si dispone di potenze più elevate di quelle che generalmente sono presenti a livello domestico. Inoltre è opportuno dotarsi di una presa smart con timer (50€) che consente di programmare più comodamente la ricarica.

La ricarica tramite Wall box è generalmente la soluzione da preferire per il posto auto abituale. La ricarica modo 2 è ottimale quando si è in viaggio, anche se qualora quest’ultima venga effettuata con qualche accorgimento (es. installando presa industriale, utilizzando un cavo di ricarica con corrente regolabile, opportuni supporti per fissarla al muro) può offrire le stesse garanzie e comodità della prima.

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Ricarica privata dell’auto elettrica

Auto Elettriche: tutto quello che c’è da sapere

In Italia le auto elettriche ancora non hanno avuto un successo di massa, tuttavia il settore è in forte crescita e le prospettive per il futuro sono ottime.
Ecco delle info utili sul mercato delle auto pulite in Italia e sui consigli per l’acquisto.

Le auto elettriche in Italia e in Europa

In Europa nei primi 3 mesi del 2016 la vendita di auto elettriche è aumentata del 33%. Anche quest’anno in particolare nei paesi del Nord Europa le auto elettriche stanno aumentando notevolmente la loro quota di mercato.
Si pensi che in Norvegia, dove il 25% dei veicoli immatricolati è elettrico, a gennaio 2017 le auto elettriche e ibride hanno superato le vendite di quelle a benzina. L’obiettivo è stato raggiunto anche con l’aiuto arrivato dal governo norvegese che ha incentivato le auto pulite.

E in Italia come procede il settore? Nel bel paese siamo un po’ indietro nella diffusione dei veicoli a emissioni zero.
Nel 2016 sono state vendute auto elettriche per solo lo 0,1% delle immatricolazioni totali. Il valore delle immatricolazioni è addirittura inferiore a quello del 2015 e si è trattato del primo anno non in crescita del settore elettrico.

Il motivo principale è sicuramente il prezzo, ancora troppo alto rispetto alle auto a benzina/diesel. Accanto al progresso tecnologico delle auto è necessario promuovere anche la questione culturale, per diffondere ulteriormente la mobilità sostenibile.

Gli svantaggi delle auto elettriche

Ad oggi i maggiori ostacoli che rallentano le vendite di questa tecnologia sono:

  • Il prezzo ancora troppo elevato
    Il costo non è proprio accessibile a tutti, un’utilitaria non scende sotto i 30.000 euro.
  • La scarsità di infrastrutture per la ricarica
    In Italia sono quasi praticamente assenti le colonnine pubbliche.
  • La bassa autonomia delle batterie
    In base ai modelli cambia l’autonomia, che va dai 50 km ai 350 km, alcuni modelli particolarmente prestanti e più cari arrivano anche a 500 km.
  • I tempi lunghi per la ricarica delle batterie
    Le tempistiche dipendono dalla potenza impegnata in ricarica e a titolo esemplificativo, possono variare da 3 ore fino a 10 ore per ricaricare una batteria al 100 (autonomia 150 km).

In realtà le statistiche indicano che il 95% dei percorsi giornalieri è inferiore a 150 km, quindi ben al di sotto dell’autonomia di un’auto elettrica. Tuttavia l’autonomia limitata genera ancora diffidenza negli acquirenti.
Una tecnologia innovativa, che sfrutta una batteria ad alta densità e non al litio, è stata presentata quest’anno al CUBE Tech Fair di Berlino e consentirebbe una ricarica super veloce in soli 5 minuti. L’entrata in commercio è prevista non prima del 2020.

Allora perché comprare un’auto elettrica?

Auto elettriche - ricarica

Da una ricerca di Blomberg nel 2022 il costo dell’auto elettrica sarà confrontabile con quello di un’auto a benzina, anche senza incentivi. Gli studi e le stime previste indicano un futuro di successo per il settore dell’auto elettrica.
In Italia c’è l’idea di un progetto da realizzare nei prossimi due anni per lo sviluppo di un’infrastruttura di ricarica per rimanere al passo con il mercato.

Negli ultimi tempi tutte le case automobilistiche si stanno muovendo in questo settore. L’auto elettrica a breve avrà raggiunto una maturità tecnologica tale da risultare interessante e si prevede che nel 2018 l’autonomia delle batterie arriverà a 500-600 chilometri.
I benefici che comporta un’auto elettrica sono diversi.

  • I vantaggi delle auto elettriche sono:
  • il costo del carburante è inferiore rispetto agli altri veicoli
  • le emissioni allo scarico sono nulle
  • sono previsti degli incentivi:
    • l’esenzione dal bollo per 5 anni, successivamente si paga un mini-bollo
    • sconto fino al 50% dell’assicurazione RCA
    • l’accesso alle zone a traffico limitato (ZTL) è gratuito
    • parcheggi pubblici blu a pagamento sono gratuiti

Leggi anche: “Ricarica privata dell’auto elettrica”

Qual è la differenza tra auto elettriche e ibride

Le auto elettriche funzionano solo con l’energia elettrica e si distinguono dalle auto ibride, che hanno comunque un motore a combustione interna.
La batteria presente nelle auto ibride è limitata e non deve essere necessariamente ricaricata dall’esterno poiché la ricarica avviene durante la guida. Il motore ibrido d’altronde non può funzionare in maniera “solo elettrica” e per questo motivo tali vetture non sono considerate vere e proprie auto elettriche.

La ricarica dell’auto elettrica: privata o pubblica?

Le batterie di un’automobile elettrica e di conseguenza la loro ricarica sono il punto cruciale della vettura. La maggior parte delle ricariche ad oggi viene effettuata in maniera privata, nella propria abitazione.
Per farlo è sufficiente installare una piccola stazione di ricarica oppure di sistemi di alimentazione per collegare l’auto alle normali prese di corrente che abbiamo.
Un’altra opzione è quella di sfruttare le colonnine di ricarica aperte al pubblico, che possono essere installate sia dai distributori di energia sia da soggetti privati. 
Per approfondire il tema sul costo della ricarica in casa oppure da colonnina esterna visita gli articoli dedicati:

  1. costo della ricarica privata
    con la propria utenza domestica
  2. costo della ricarica pubblica
    attraverso colonnine aperte al pubblico

Le offerte luce dedicate all’auto elettrica

Alcuni fornitori propongono delle offerte dedicate per la ricarica dell’auto elettrica da colonnine pubbliche. Una di queste è “Io guido elettrico” di Hera Comm, che prevede un canone fisso mensile e la possibilità di ricarica illimitata per il veicolo indicato in sede di sottoscrizione.
Altre offerte sono invece a consumo, come quella di Enel Energia “Eneldrive free”, con un prezzo bloccato per 3 anni in €/kWh tutto incluso.
Se invece effettui la ricarica prelevando l’energia elettrica dal contatore di casa, dovrai trovare un’offerta conveniente. 
I consumi saranno elevati e quindi con un prezzo basso al kWh il risparmio che ne può conseguire sarà notevole.

Leggi anche: ” Passaggio obbligatorio al mercato libero: tutto quello che c’è da sapere”

Allacciamento Gas: costo e tempi

Allacciamento Gas: costo e tempi

L’allacciamento del gas è l’operazione per collegare la casa alla rete del gas metano. Il procedimento è abbastanza articolato in quanto prevede delle specifiche procedure da rispettare per la sicurezza dell’impianto. Ecco quali sono i costi e le tempistiche per allacciare la casa al metano.

Tempi e costi per l’allaccio del gas

L’allaccio al gas metano è possibile in quelle zone raggiunte dalla rete nazionale del gas metano. Nelle aree non coperte vengono utilizzate altre fonti di energia, come il GPL, la biomassa, con camini e stufe, oppure fonti rinnovabili come i pannelli solari. La richiesta di allacciamento al metano la puoi inoltrare:

  • al distributore locale del gas oppure;
  • ad un fornitore operante in quella zona che offre questo servizio.

La domanda al distributore comporta solo l’allaccio alla retementre quando il cliente sottoscrive il contratto con un fornitore, questo prevede sia l’allaccio sia la successiva installazione e attivazione del contatore del gas.

Ti consigliamo di rivolgerti al servizio clienti di un fornitore poiché il distributore non ha un numero telefonico adibito alle pratiche e quindi deve essere contattato tramite fax o via email.


Gli step dell’allacciamento del metano

Una volta avviata la pratica dell’allacciamento tramite un fornitore questi sono tutti i passaggi successivi fino all’attivazione del gas.

  1. L’Invio della richiesta al fornitore da parte del cliente.
    Entro 2 giorni il fornitore trasmette la comunicazione al distributore.
  2. LAppuntamento con il tecnico del distributore per il sopralluogo tecnico. Il cliente viene contattato per il giorno e l’orario dell’appuntamento. In questa sede il tecnico stabilisce la posizione dove installare il contatore e le indicazioni tecniche per la predisposizione dello stesso.
  3. La Ricezione del preventivo da parte del cliente, emesso dal fornitore per conto del distributore. Nel preventivo, in genere spedito tramite posta o email, è indicato l’importo dei lavori a carico del cliente e le eventuali comunicazioni tecniche.
  4. Il Pagamento da parte del cliente del costo dell’allacciamento e accettazione del preventivo. Di solito avviene tramite bollettino postale o bonifico bancario.
  5. Il Montaggio della staffa del contatore, da parte del tecnico del distributore. Vengono effettuati i lavori fino alla posizione del contatore e viene rilasciato il PDR, il codice che identifica l’utenza. L’impianto del gas privato, interno alla casa è naturalmente di competenza dell’utente.
  6. L’Accertamento della documentazione impianto interno ai sensi della delibera 40 da parte del distributore
    Possibile solamente quando sono terminati i lavori dell’impianto interno, i moduli sono da compilare a cura del tecnico installatore e del cliente e devono essere inviati al distributoreentro 120 giorni solari dalla data della richiesta di attivazione:
    1. Se l’esito è negativo si dovrà inviare di nuovo la documentazione fino a che non viene approvata dal distributore;
    2. Se l’esito è positivo vengono effettuati i lavori di installazione del contatore.
  7. La prova di tenuta. Prima dell’attivazione è necessaria la prova di tenuta dell’impianto, che serve ad accertare che non ci siano perdite di gas. La prova può essere effettuata dall’installatore, che rilascia il relativo certificato al cliente oppure dal tecnico del distributorein sede di attivazione del contatore.
  8. Installazione e attivazione del contatore del gas, da parte del tecnico del distributore. L’attivazione del gas può avvenire solo se l’impianto interno è completato e i dispositivi terminali, come la caldaia, la cucina ecc. sono stati installati. Dopo aver ricevuto la segnalazione dell’esito positivo dovrai contattare il fornitore per fissare un appuntamento per l’attivazione.

Preventivo, sopralluogo e procedura

Prima di ricevere il preventivo di solito il tecnico del distributore effettua un soprallugo, mentre in altri rari casi invia un preventivo forfettario. In occasione del sopralluogo il tecnico stabilisce dove posizionare il contatore del gas elettronico e tutte le indicazioni tecniche sui lavori che il cliente finale deve effettuare per proprio conto.
Se il cliente ha inviato la richiesta al distributore locale la procedura si interrompe al montaggio della staffa. Successivamente il cliente deve rivolgersi ad una società di vendita per concludere l’attivazione.

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Quali sono le tempistiche

Come è facile immaginare, visti i numerosi passaggi necessari per l’allacciamento del gas, le tempistiche sono molto variabili. Di conseguenza il fornitore trasmette la pratica al distributore entro 2 giorni lavorativi. Il preventivo deve essere inviato al cliente entro:

  • 15 giorni lavorativi per lavori semplici;
  • 30 giorni lavorativi se lavori complessi.

Una volta che il cliente ha pagato il preventivo, il distributoredeve realizzare l’allacciamento entro:

  • 10 giorni lavorativi dalla data di ricevimento dell’accettazione se si tratta di lavori semplici (con contatore fino alla classe G25;
  • 60 giorni lavorativi in caso di lavori complessi.

I tempi per l’attivazione finale dipendono anche dalla verifica dei documenti per l’accertamento. Se l’impianto presenta delle anomalie e non è conforme alla regola dell’arte il distributore comunica l’esito negativo al cliente. Fino a che non vengono sanate le incongruenze e l’impianto non risulta a norma, l’attivazione dell’utenza non è possibile. Quando l’accertamento ha esito positivo, il distributore deve attivare il contatore gas entro 10 giorni lavorativi.

I Consigli di Luce-Gas.it by Selectra! Inviare la richiesta per l’allacciamento gas 1 o 2 mesi prima del trasloco.

Quant’è il costo per l’allacciamento del gas metano

Anche il costo dell’allacciamento è molto variabile da un caso all’altro. Come puoi ben immaginare le situazioni possono essere diverse tra loro a seconda della posizione dell’abitazione. Poniamo il caso di una casa ristrutturata in un centro abitato con la tubazione del gas che passa proprio davanti al giardino rispetto ad un’altra più isolata e distante 200 metri dalla rete.
Nel secondo caso dovranno essere realizzati dei lavori complessi per interrare la tubazione per una lunghezza non indifferente. Inoltre i costi per i lavori standard per il gas non sono regolati dall’Autorità e quindi variano da un distributore all’altro. Oltre al costo dei lavori, l’utente deve pagare anche il costo per l’accertamento della documentazione.

L’importo per un allacciamento gas può variare da circa 200 euro fino ad arrivare anche a 1500 euro per i lavori più complessi.

L’accertamento dei documenti per l’allacciamento del gas metano

L’Autorità per l’energia e il gas ha stabilito una precisa procedura attraverso la delibera 40. I documenti che devono essere compilati ed inoltrati sono due: l’allegato H40 e l’allegato I40. Tra questi c’è l’attestato di corretta esecuzione dell’impianto con la descrizione puntuale dell’impianto del gas realizzato. Se questo non è stato eseguito a norma l’accertamento viene respinto fino a che non sia tutto in regola. Anche la documentazione dovrà essere completa per avere l’ok dal distributoreed andare avanti nell’attivazione.
L’accertamento, sia che abbia un esito positivo o negativo, ha un costo a carico del cliente finale, pari a:

  • 47 € per portata termica complessiva minore o uguale a 35 kW (impianto domestico);
  • 60 € per portata termica complessiva tra 35 kW e 350 kW;
  • 70 € per portata termica complessiva maggiore di 350 kW.

Allacciamento Gas in un appartamento condominiale

N.B.Se ci sono dei lavori da fare nelle zone comuni per l’installazione del contatore dovrai avere anche l’autorizzazione con la firma dell’amministratore del condominio.

Nel caso l’abitazione sia un appartamento che si trova in un condominio, il costruttore avrà provveduto ad effettuare l’allaccio del palazzo alla rete. In questo caso bisogna verificare se sia già stato installato il contatore o meno. In entrambi i casi dovrai innanzitutto chiedere una prima attivazione del gas con posa del contatore, se questo non è presente. Per fare la richiesta è necessario avere il codice PDR, ossia il codice che identifica in maniera univoca l’utenza e che viene assegnato a ciascuna abitazione. Se il contatore è presente è possibile anche attivarlo solo con il numero di matricola dell’apparecchio, chiama lo 010.848.01.61 per altre informazioni.

Qualo sono i Costi per l’attivazione del Gas?

Il costo varia a seconda del distributore gas della tua zona. Come visibile nella tabella che segue trovi il prezzo ogni operazione relativa alla fornitura del gas con Italgas. I prezzi indicati non includono l’IVA, al 22% che viene applicata successivamente in bolletta gas o nel preventivo.

OperazioniClasse ContatoreCosto
Attivazione contatore gasfino a G630€
superiore a G645€
Disattivazione contatore gasfino a G630€
superiore a G645€
Riattivazione dopo modifica impiantofino a G630€
superiore a G645€
Sospensione per morositàfino a G668€
superiore a G6177€
Riattivazione in seguito sospensione per morosità68€
Sopralluogo tecnico78€
Verifica consumi120€
Verifica approfondita consumiuso domestico270€
uso condominio310€
altri usi standard600€
Verifica pressione30€
Voltura37€

Altri distributori

Per gli altri distributori, come 2i Rete GasUnaretiIretiInrete, i costi dell’attivazione e della disattivazione sono uguali a quelli di Italgas, indicati in tabella. Alcuni interventi, come la sospensione per morosità, la verifica del contatore o il sopralluogo tecnico possono spesso variare. Affinchè parta l’attivazione a volte è necessaria la procedura di accertamento delibera A40, che comporta altri costi. Inoltre se l’intervento non viene effettuato perché il cliente finale non era presente in casa al momento dell’appuntamento, vengono comunque addebitati al cliente 31€.

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Riattivazione del contatore cessato e del gas piombato

Riattivazione del contatore cessato e del gas piombato

Il contatore del gas o della luce è stato cessato per il mancato pagamento di una vecchia bolletta? Ecco come procedere per la riattivazione del contatore e delle utenze di luce e gas nel più breve tempo possibile.

Quando il contatore della luce o del gas viene cessato l’utenza è stata interrotta. Cosa deve fare il nuovo inquilino per riattivare la luce o il gas se questo è stato piombato?
A questo punto è necessario fare una distinzione tra due diverse situazioni:

  1. Quando il contatore di luce o gas è chiuso regolarmente
    Prima di lasciare la casa, il precedente proprietario o inquilino aveva inviato la disdetta al suo fornitore per chiudere il contratto e la relativa utenza.
  2. Quando Il contatore di luce o gas è sospeso per morosità
    Questo accade quando il vecchio intestatario non ha pagato una bolletta e la fornitura viene sospesa per morosità in attesa che fino a quando non salderà il debito riscontrato.

Nel secondo caso in effetti il contatore non è cessato ma solo sospeso. In alcuni casi il fornitore può staccare la luce anche se la bolletta non pagata è relativa al gas metano.

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1. Riattivare il contatore luce cessato e gas piombato regolarmente

Per la richiesta non ti servono i dati del precedente intestatario, né sapere con quale fornitore aveva il contratto. Sono sufficientii dati e i documenti del futuro intestatario e quelli delle utenze: il codice POD della luce (o il numero cliente sul display) e il codice PDR del gas (o in alternativa il numero di matricola del contatore del gas). Il cliente non dovrà fornire la lettura dei contatori poiché il fornitore la riceve dal distributore locale e il consumo del nuovo utente partirà da quel dato.

Il nuovo cliente può procedere all’attivazione con un qualsiasi gestore che operi in quella zona. Se non vi è disdetta e la fornitura luce o gas è attiva la voltura è un’altra operazione, necessaria. In questo caso invece è indispensabile avere una bolletta, se possibile la più recente, del vecchio inquilino per poter cambiare il nome al contratto. 

Lo sapevi che…La cessazione e la riattivazione dei moderni contatori elettronici della luce avviene a distanza.

2. Riattivazione del contatore luce e gas piombato per morosità

In realtà in questo caso il contatore non è effettivamente cessato ma solamente sospeso.

Nel caso di un mancato pagamento per un certo periodo di tempo la conseguenza è una sospensione momentanea dell’utenza. Il contatore del gas viene piombato con un sigillo per interrompere il flusso del metano mentre quello dell’energia elettrica viene interrotto a distanza. Il cliente non può in alcun modo manomettere o levare il sigillo, poiché potrebbe incorrere in una sanzione per reato penale.

Se la persona che vuole la riattivazione del contatore piombato è la stessa responsabile della morosità, per poter riaprire l’utenza dovrà saldare il debito contratto.
Al contrario qualora il nuovo inquilino non sia in alcun modo legato all’intestatario moroso, non è tenuto a pagare il debito dell’altra persona. Il punto è che dovrà contattare la società fornitrice con cui è attivo il contratto e rivolgersi a loro per la riattivazione con una voltura. A volte il fornitore richiede al cliente una dichiarazione di estraneità con il precedente intestatario moroso.
Per sapere chi era il fornitore precedente è necessario inviare una richiesta scritta allo Sportello del Consumatore oppure al distributore locale.

  • Il modulo di richiesta deve essere inviato allo Sportello del Consumatore:
    SPORTELLO PER IL CONSUMATORE DI ENERGIA presso Acquirente Unico Spa
    Via Guidubaldo del Monte 45, 00197 Roma
    oppure tramite Fax al numero 800 185 024
  • In alternativa puoi contattare il distributore locale di energia elettrica o il distributore locale del gas.  Per sapere qual è il tuo distributore puoi cercarlo qui inserendo il comune ed il tuo CAP.

Solo se quel fornitore rifiuta la voltura il cliente può rivolgersi ad un’altra società.

A seguito della sospensione per morosità è possibile che il fornitore faccia una cessazione amministrativa del contratto. Con questa procedura il contratto non è più in essere e per la riattivazione deve essere sottoscritto un nuovo contratto con un altro fornitore. Il caso diventa analogo a quello di un subentro (vedi paragrafo precedente).

Il cliente proprietario dell’immobile ha la possibilità di chiedere la cessazione amministrativa del punto di fornitura al gestore che l’ha sospeso.

In questo modo il contatore è “libero” e il cliente successivamente può attivarlo con un altro gestore di sua scelta.

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Ritardo attivazione Luce e Gas: cosa fare?

Ritardo attivazione Luce e Gas: cosa fare?

Ritardo nell’attivazione di Luce e Gas?

Hai chiesto la riattivazione di luce o gas e dopo una settimana l’utenza ancora non è stata attivata?  Vuoi sapere di chi è la colpa, se del fornitore o del distributore? Ecco chi contattare per velocizzare la pratica e per ottenere un rimborso in caso di ritardo.

Scopri se hai diritto al rimborso

Quando il contatore della luce o del gas è stato chiuso dal precedente inquilino, è necessario fare la richiesta per un subentro per poter riattivare le utenze a proprio nome.
L’attivazione deve essere inviata al fornitore, sottoscrivendo un nuovo contratto, mentre è il distributore locale che procede fisicamente alla riapertura.
Per il subentro l’Autorità ha stabilito delle tempistiche massime che devono essere rispettate sia dal fornitore che dal distributore.
Lo sapevi che se l’attivazione viene effettuata in ritardo è previsto un indennizzo per il cliente finale?

I passaggi per la riapertura di luce o gas

Un’utenza di luce o gas è chiusa quando il precedente inquilino ha inviato la disdetta e la fornitura è interrotta. In questa situazione non c’è un contratto in essere e il nuovo inquilino deve inoltrare la richiesta per un subentro.
La riattivazione di un contatore dell’energia elettrica o del gas avviene con i seguenti passaggi:

  1. Richiesta di subentro ad un fornitore
    Il cliente sottoscrive un nuovo contratto con una società di vendita
  2. Il fornitore trasmette la richiesta al distributore locale
  3. Il distributore locale attiva l’utenza:
    1. Energia elettrica: l’attivazione avviene a distanza con un comando che parte da una centralina
    2. Gas: il tecnico passa a casa per riattivare il gas togliendo il sigillo applicato al contatore del gas

Attenzione, se il contatore è stato chiuso per morosità……il nuovo inquilino per la riattivazione deve rivolgersi al precedente fornitore che ha sospeso l’utenza per morosità, scopri come fare se hai problemi con la voltura.

La società di distribuzione di solito è diversa per l’utenza di luce o gas e cambia in base alla zona geografica dove si trova la casa. Il distributore locale gestisce l’ultimo tratto della rete nazionale ed è il proprietario di tutti i contatori ad essa allacciati.
A prescindere dal fornitore al quale hai inviato la richiesta per l’attivazione, il distributore è sempre lo stesso.

Il distributore locale è una società diversa rispetto al fornitore con cui hai stipulato il contratto.

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Quali sono i tempi massimi per l’attivazione di luce o gas?

La riattivazione dell’utenza abbiamo visto che dipende da due soggetti distinti, ognuno dei quali è obbligato a effettuare il proprio compito entro i limiti.
I tempi massimi previsti per effettuare le operazioni che competono al fornitore e al distributore sono quelli indicati nella tabella sottostante.

OperazioneChi la effettua?Tempo massimo
Trasmissione della richiesta del cliente luce o gasIl fornitore al distributore2 giorni lavorativi
Attivazione della luceIl distributore dell’energia elettrica5 giorni lavorativi
Attivazione del gasIl distributore del gas10 giorni lavorativi

Per l’attivazione del gas serve un po’ più di tempo poiché è necessario il passaggio del tecnico che viene a casa. Il blocco del flusso del gas metano è possibile solo con l’apposizione di un sigillo che non può in alcun modo essere manomesso dal cliente.
In questi anni i distributori del gas stanno provvedendo alla graduale sostituzione dei contatori del gas con i moderni apparecchi elettronici. Questi modelli, se provvisti dell’apposita valvola, consentono la sua regolazione anche a distanza, così come avviene già per i contatori della luce.
A volte anche per l’attivazione della luce se il contatore è vecchio e quindi meccanico, oppure ha dei problemi deve passare il tecnico a casa. 

In alcuni casi i tempi per l’attivazione gas si allunganoSe si tratta di una prima attivazione gas oppure l’impianto privato del gas è stato modificato, si deve procedere all’accertamento dell’impianto e l’attivazione non può avvenire se i moduli da inviare (H40 e I40) non sono correttamente compilati.

Come fare se l’attivazione di luce o gas avviene in ritardo?

A volte la procedura per l’attivazione si interrompe per un problema burocratico. Ti consigliamo quindi di contattare il fornitore al quale hai fatto la domanda per verificare che non manchi qualcosa nella richiesta.
Spesso la richiesta non è stata trasmessa semplicemente perché manca una firma in un modulo oppure hai dimenticato di allegare il documento d’identità.

Qual è l’indennizzo per l’attivazione in ritardo di luce o gas?

Se l’attivazione viene effettuata oltre le tempistiche previste per responsabilità del distributore, il cliente domestico riceve un indennizzo automatico. Il rimborso dell’indennizzo viene accreditato automaticamente nella prima bolletta utile di luce o gas.
L’indennizzo a favore dei clienti è stato stabilito con apposita delibera dell’Autorità per l’energia e il gas (Delibera AEEG n. 333/07 e ARG/gas 120/08). Per ulteriori informazioni puoi contattare lo sportello per il consumatore, dedicato all’assistenza dei cittadini.

ClienteRitardo e indennizzo automatico
Entro il doppio del tempoEntro il triplo del tempoOltre il triplo del tempo
Domestico35 €70 €105 €
Non domestico70 €140 €210 €

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Penale per la Cessazione del Contratto di Luce e Gas

Penale per la Cessazione del Contratto di Luce e Gas

Voglio chiudere il contratto di luce e gas con il mio fornitore ma ho attivato la nuova tariffa da poco tempo. In questi casi il fornitore può addebitarmi una penale per la cessazione del contratto anticipata?

Devo pagare la penale per la cessazione?

In Italia il mercato dell’energia è stato liberalizzato da circa dieci anni. I diversi fornitori possono scegliere liberamente il prezzo da applicare ai clienti e le clausole contrattuali.
A tutela dei consumatori ci sono le disposizioni dell’Autorità per l’energia e il gas e le regole del Codice del Consumo. Da gennaio 2007, grazie all’Autorità, è stato adottato il Codice di Condotta Commerciale per la vendita di energia ai clienti finali.
Tale Codice obbliga i fornitori a precise regole di comportamento nei confronti dei clienti connessi in bassa tensione, come gli utenti domestici.

Il Codice non incide direttamente sul contenuto del contratto, tuttavia impone regole di correttezza anche riguardo le tempistiche e le penali in caso di recesso dal contratto stipulato. Vediamo quali sono in ogni situazione: in caso di trasloco in un’altra casa, in caso di recesso per ripensamento e in occasione di un cambio fornitore.

In caso di trasloco c’è una penale per la cessazione del contratto di fornitura di luce e gas?

In caso di trasloco in una nuova abitazione devi sapere che non è possibile trasferire il contratto di luce o gas da una casa all’altra. Il contratto delle utenze è infatti legato al punto di prelievo, ossia al contatore dell’energia elettrica e del gas di quella casa. Uno stesso contratto non può essere spostato su un altro indirizzo, anche se l’intestatario è il medesimo.

Se un altro inquilino entra in casa subito dopo di te, puoi accordarti con lui e fargli richiedere la voltura della bolletta. In questo modo l’utenza non viene interrotta e non c’è una cessazione del contratto né un’interruzione della fornitura. Il nuovo inquilino dovrà pagare il costo per volturare l’utenze.
Se invece stai lasciando la casa e non sai chi sarà il nuovo abitante dovrai chiudere le utenze con una cessazione.

Il fornitore non può applicare penali in caso di recesso del contratto di luce e gas.

La disattivazione dell’utenza deve essere trasmessa in forma scritta al fornitore, rispettando il termine di preavviso massivo del recesso non superiore ad un mese.
Il recesso decorre dalla data di ricevimento della comunicazione da parte del fornitore. 

Il cliente è tenuto a pagare solo gli oneri per la disattivazione della fornitura, che sono pari:

  • per i clienti in maggior tutela un contributo fisso di 23 €
  • per i clienti nel mercato libero il contributo dipende dalle singole condizioni contrattuali

Poniamo il caso in cui il cliente abbia sottoscritto un’offerta a prezzo fisso per un determinato periodo di tempo e voglia recedere prima della scadenza di tale periodo. E’ importante sapere che questi contratti bloccano il prezzo dell’energia ma in ogni caso non hanno vincoli contrattuali per quella durata. E’ quindi possibile recedere anticipatamente dal contratto senza dover incorrere al pagamento di penali. 

Leggi ancehe: “Cos’è il servizio di maggior tutela per la luce?”

C’è una penale per la disdetta del contratto per ripensamento?

Se hai appena stipulato un contratto e ti sei accorto che le condizioni economiche non erano quelle che ti avevano comunicato puoi recedere dal contratto.
Quando il contratto viene stipulato al di fuori degli uffici commerciali del fornitore, il cliente può esercitare il diritto di ripensamento. Il termine per fare la disdetta per ripensamento è di 14 giorni dal giorno in cui si riceve la copia del contratto.

Il cliente che chiede la cessazione del contratto per ripensamento non deve pagare alcuna penale.

In caso di subentro, ossia di un’attivazione di un contatore chiuso, il distributore locale richiede il pagamento dei costi amministrativi pari a ca 26,13 euro. Questi sono gli oneri per eseguire l’operazione che il cliente deve pagare al fornitore che a sua volta li fattura al distributore. In caso di recesso anticipato per ripensamento questo importo può essere addebitato al cliente, solo se già è stato fatturato dal distributore al fornitore.

Vuoi cessare il contratto di luce e gas e cambiare fornitore?

Se vuoi fare la cessazione del contratto non per chiudere il contatore ma per passare ad un altro gestore non devi inviare il recesso al tuo fornitore.
In caso di cambio fornitore infatti sarà la nuova società a comunicare la disdetta a quella precedente.
Il cliente deve quindi rivolgersi solo al prossimo gestore scelto che avvia la pratica del cambio, inviando lui stesso il recesso all’altra società di vendita.

In caso di cessazione per cambio fornitore non è prevista alcuna penale.

Fino all’anno scorso le tempistiche per fare la cessazione del contratto erano di 30 giorni. Con la Delibera 302/2016/R/COM da gennaio 2017 l’Autorità ha ridotto a 3 settimane i tempi per cambiare gestore.
Il nuovo fornitore dovrà trasmettere la comunicazione del recesso a quello uscente entro il 10 del meseprecedente l’avvio della nuova fornitura.

Ad esempio, se il cambio venditore è previsto per il primo marzo, il recesso deve essere comunicato entro il 10 di febbraio.

Se il nuovo fornitore non rispetta tale tempistica?

In questo caso, il vecchio fornitore etichetta il recesso dal contratto in essere come “cessato per scippo“. Ciò significa che, avendo ricevuto tardivamente la comunicazione del cambio da parte del nuovo fornitore, non ha avuto il tempo di proporre una contro offerta al cliente e dunque è come se il contratto fosse stato “sottratto” indebitamente dall’altro fornitore.

Per i contratti “cessati per scippo” il vecchio fornitore può addebitare al cliente una penale.
Spesso però, il vecchio fornitore è disposto a ammortizzare il costo della penale nelle successive bollette, nel caso in cui il cliente decidesse di tornare sui suoi passi e ritornare con il vecchio fornitore.

In ogni caso, la colpa della penale è riconducibile al mancato rispetto delle tempistiche da parte del nuovo fornitore. Dunque è quest’ultimo che ha il dovere di rimborsare la penale al cliente. Se ti trovi in questa situazione puoi infatti inviare una segnalazione al nuovo fornitore, descrivendogli la situazione e richiedendo lo storno della penale da te pagata al vecchio fornitore nelle prossime bollette di luce o gas. 

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